Questo è un esercizio di pratica filosofica: analisi biografica e
conoscenza di sé ispirato a: www.scuolaphilo.it Scuola Superiore di
Pratiche Filosofiche
Vi chiedevo di presentarvi con una citazione, un frammento, un commento.
Questo è un esercizio di pratica filosofica: analisi biografica e
conoscenza di sé ispirato a: www.scuolaphilo.it Scuola Superiore di
Pratiche Filosofiche
Desidero a tal riguardo rendervi
partecipi di studi attualissmi sul significato attuale della disciplina
filosofia citando e riportando la presentazione del saggio "
La filosofia come stile di vita" Introduzione alle pratiche filosofiche scritto dai chiar.mi Professori Luigi Vero Tarca e Romano Màdera. Mondadori, 2003
"Quando
si pensa alla filosofia nell'opinione comune, ma anche tra gli stessi
filosofi, la si intende quasi sempre come un discorso che esamina altri
discorsi, scientifici o etici, per saggiarne l'attendibilità.
Ma
la filosofia è stata, fin dalle sue origini, ricerca di saggezza che
nasceva da un certo modo di vivere e si trasmetteva attraverso esercizi
spirituali, un aspetto dei quali era l'attività teorica. Il libro
illustra sia alcuni motivi teorici per i quali questa importante
dimensione è stata a lungo trascurata, sia le regioni che rendono
possibile ed entusiasmante una sua riproposizione in forme adeguate al
tempo presente: propone quindi un rinnovamento delle pratiche
filosofiche intese come indissolubile unità di teoria e biografia,
capace di attingere alla ricchezza delle origini ma anche di
ricomprendere in una dimensione di verità le nuove forme di filosofia".
Seguono, in ordine casuale, i
contributi delle studentesse della VAP
del Liceo Duca degli Abruzzi di Treviso, pubblicati così come inviati, ringraziamo per la partecipazione!
prof.ssa Federica Risigo
Commento
sviluppato a partire dall’ articolo pubblicato nell’ "Avvenire", il
24 febbraio 2014, di Luigino Bruni
Nel
tempo in cui tutto è soggetto al relativismo, all'aleatorio, in cui ogni
analisi antropologica è vittima dell'economia e della politica, un insigne
docente universitario ed economista lancia una provocazione agrodolce,=un
invito filosofico e teologico alla riscoperta di se' nell'altro, una critica
equilibrata all'indifferenza e al cinismo. La genesi compiace quando descrive
i primi cinque giorni definendoli "cosa buona e bella", ma stupisce
il sesto: "cosa molto buona e bella", il giorno dell' Adam è un
inno, un c=ampanello d'allarme quando Caino, omicida, tenta di prevalere
sull'umanità fragile, in balia dei tempi e della storia. Certamente la forte
contrapposizione tra bene e male è un elemento imprescindibile e postulato
innegabile del vivere quotidiano, ma la tenacia dell'uomo "cosa molto
buona e bella"= deve prevalere, imparare a contemplare se stesso, non in
una sorta di prost=ituzione della propria intimità, ma in una "intimità
itinerante" (Evangeli Gaudium - Enciclica Papa Francesco). In virtu' di
ciò il mio percorso di vita, le decisioni del quotidiano, a volte impopolari,
mi portano a sce=gliere una realtà nuova e lontana: il Bangladesh, non
estraniazione dal contingente, ma ricerca di forza, linfa e gioiosa
affermazione di un'umanita' capace di sconfiggere Caino in ogni sguardo e
gesto.
Commenta Renosto:
La nascita della tragedia è una delle opere più importanti di Nietzsche
pubblicata nel 1871. In essa egli prende in considerazione due tipi di
spiriti che corrispondono a due modi d'essere dell'uomo: lo
spirito apollineo e lo spirito dionisiaco. Il primo è rappresentato da
Apollo dio della compostezza e dell'equilibrio mentre l'altro è
espresso con l'esaltazione di musica, arte e creatività. Inizialmente
separati si riuniscono nella tragedia greca attica di Sofocle ed Eschilo.
Il tutto termina con l'apollineo che sopraffa il dionisiaco
nell'età socratica. Nel paragrafo iniziale dell'opera egli tenta
di dimostrare che l'arte ha la sua matrice nell'elemento apollineo
e dionisiaco e analogamente ciò vale per la generazione fisica.
Il filosofo ribadisce la propria interpretazione dualistica dell'arte
e sottolinea che i due spiriti danno vita a forme di arte diversa tra
loro; per influenza del maestro shopenhauer egli tocca il tema del
"principio individuationis",Apollo è il simbolo di tutto ciò con
immagini stabili e armoniose, mentre Dioniso ci invita ad immergerci nel
caos della vita. Nell'opera emerge sia la valenza riconosciuta al
maestro ( aver riconosciuto che la musica è un arte diversa dalle altre di
origine metafisica) sia il distacco generato dall'ascetismo.
Da:
Caterina Fanecco:
<< Quando sono i dominatori a determinare la nozione di ''
buono '' , sono gli stati di elevazione e di fierezza dell'anima che
vengono avvertiti come il tratto distintivo e qualificante della
gerarchia >> Questa è una frase tratta dall' opera di Nietzsche
'' Al di là del bene e del male'' , pubblicata nel 1886, in cui
l'autore presenta una distinzione tra la morale dei signori, fondata sui
valori della forza, della salute, della fierezza e la morale degli
schiavi , caratterizzata da valori anti-vitali quali la mansuetudine, la
castità e l'umiltà. Con la frase precedentemente citata, Nietzsche
sostiene che i signori considerano buoni i comportamenti e gli
atteggiamenti elevati che essi avvertono come caratteristiche della
propria superiorità sulla massa da loro disprezzata. I signori ,
infatti, disprezzano le persone egoiste, vili, miserabili, che per paura
dei più potenti si lasciano maltrattare e non si fanno rispettare e la
morale aristocratica non accetta i '' buoni sentimenti ''. Infine la
morale degli schiavi non è altro che rappresentazione, secondo
Nietzsche, del disprezzo e del pessimismo degli uomini mediocri verso
ciò che i signori hanno stabilito essere buono. Oltre a descrivere le
caratteristiche delle due morali, l'autore esprime delle opinioni grazie
alle quali è identificabile il suo schieramento. Nietzsche si pone
contro la morale degli schiavi e disprezza il ''successo '' che questa
ha avuto con l'avvento del Cristianesimo; si pone invece a favore della
morale dei signori ed auspica la riscoperta dei valori aristocratici,
ovvero i soli valori naturali.
La frase che ho scelto è un aforisma molto famoso tratto dal libro
"interpretazione dei sogni" di Sigmund Freud (1899).
Partendo dal fatto che Freud è il mio filosofo preferito tra quelli
affrontati fino ad ora, questo aforisma mi è piaciuto particolarmente,
perché l'analisi del sogno è un argomento che mi interessa e mi
affascina da sempre.
"I sogni apparentemente innocenti si rivelano essere l'opposto
quando si prende la cura di interpretarli. Si potrebbe dire che sono lupi
in veste d'agnelli."
Tramite questo aforisma Sigmund Freud vuole sottolineare la sua teoria
ossia che i sogni che sembrano innocenti ed insignificanti se vengono
analizzati accuratamente si rivelano essere i più densi di significato,
questo spiega proprio il perché del fatto che spesso le cose più semplici
in realtà sono quelle più complesse. Da una semplice immagine che ci
appare nel sogno durante la notte si possono trarre mille significati
sottostanti molto più complessi di quello che noi ci immaginiamo e nemmeno
la persona stessa che fa il sogno riesce a rendersi conto della
complessità e di ciò che sta dietro a una semplice scena sognata. Il
filosofo sostiene appunto che questi sogni sembrerebbero essere lupi in
veste di agnelli ossia marca ancora una volta il fatto che dietro a un
semplice sogno che può apparire banale o scontato ci sono tantissimi
significati che nemmeno noi conosciamo e che potrebbero spiegare
moltissimo della nostra personalità più nascosta.
Elena Maraga,
Mi chiamo Claudia Casarin.
Per presentarmi ho scelto questa frase di Freud:
Essere completamente onesti con se stessi, è un buon esercizio.
Ho scelto questa frase perché ritengo che l'onestà sia una
qualità fondamentale che ogni giorno vada esercitata. Le bugie, la
menzogna sono sempre in agguato e spesso l'uomo per discolparsi ne fa
uso. Ma solo con l'onestà si può costruire qualcosa e solo essendo
onesti si può vivere in pace con se stessi. Io ritengo che onestà sia
sinonimo anche di "rispetto" e credo che le due "cose" vadano a pari
passo. Se sono onesto con te, ti rispetto; se non sono onesto con te,
non ti rispetto e viceversa.
Una delle più note dottrine freudiane è quella del complesso di Edipo.
Questo complesso prende il nome dal mito greco di Edipo, cioè colui che
che nella mitologia è stato destinato ad innamorarsi della madre e ad
uccidere il padre. Secondo Freud il complesso di Edipo consiste in un
attaccamento libidico verso il genitore del senso opposto e in un
atteggiamento ambivalente verso il genitore dello stesso sesso. Questa
fase avviene tra i 3 e i 5 anni , durante la quale il bambino cerca di
possedere il corpo della madre , cerca sempre il contatto fisico e
vorrebbe dormire nello stesso letto cercando di "spodestare" il padre.
Anche la bambina cerca di "sedurre" il padre (in questo caso complesso
di Elettra). La figlia imita gli atteggiamenti della madre usando anche i
suoi vestiti per cercare di prendere il posto nel cuore del padre.
Questo complesso studiato da Freud può essere riconosciuto nei
comportamenti infantili, anche se non avviene in tutti gli individui.
Questo complesso scompare progressivamente con l'etá e viene sostituita
con la fase in cui i bambini si immedesimano nel genitore dello stesso
sesso. Martina Rossetto
Una
frase riconducibile a Feuerbach, filosofo tedesco esponente
della sinistra hegeliana vissuto nel XIX secolo, è "Tutte le
qualificazioni dell'essere divino sono qualificazioni dell'essere
umano"; infatti secondo Feuerbach Dio è nient'altro che l'essenza
oggettivata dal soggetto, ovvero l'immagine riflessa o la proiezione
illusoria di qualità umane, in particolari delle perfezioni tipiche
della specie umana:ragione, volontà e cuore. Perciò non è Dio ad aver
creato l'uomo, bensì il contrario.
Quindi propone tre interpretazioni della nascita dell'idea di Dio nell'uomo:
1.l'uomo
ha coscienza di se stesso non solo come individuo poichè in quanto
specie si sente infinito ed onnipotente; da ciò ne deriva la figura di
un Dio eterno.
2.origine
dell'idea di Dio insita nell'opposizione umana tra volere e potere;
questa dicotomia porta l'uomo a crearsi una divinità che realizzi tutti i
suoi desideri.
3.origine
di Dio nel sentimento di dipendenza nei confronti della natura, il
quale spinge l'uomo ad adorare tutte quelle cose indispensabili per la
sopravvivenza(luca, acqua, aria..)
CRISTINA CELOTTO
Commento a scelta su un autore studiato quest’anno.
Arthur Schopenhauer, filosofo polacco della seconda metà dell’ ‘800 e inizio
‘900, afferma che:
“La brevità della vita, tanto spesso lamentata,
potrebbe forse essere quel che la vita ha di meglio.”
Il pensiero filosofico di Schopenhauer si caratterizza soprattutto per la sua
matrice pessimistica, infatti egli sostiene che la vita degli uomini è dolore
per essenza, in quanto l’essere, manifestazione di una volontà infinita, vuole
qualcosa che non ha. Il “volere” implica
il “desiderare”, e quest’ultimo aspetto sta ad indicare lo stato di tensione in
cui l’uomo si trova per la mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere. Il
desiderio quindi provoca dolore, a cui l’essere umano non trova appagamento.
Nell’affermazione sopra riportata il filosofo mette in risalto il carattere
doloroso della vita, e per questo motivo, è un bene che essa sia così breve.
COMMENTO AL TESTO PAG 264: “TRA DOLORE E NOIA”
(Schopenhauer)
Il testo rispecchia il pensiero principale di Schopenhauer,
ovvero che l’uomo soffre continuamente, poiché è preda di continui desideri che
mai riesce a soddisfare. Infatti, volere significa desiderare, e questo implica
il fatto che l’uomo vuole qualcosa che non ha. Il desiderio provoca, infatti,
dolore; e l’aspetto che deriva dal dolore è il piacere. Dunque, affinché ci sia
piacere è necessario che ci sia dolore. Inoltre Schopenahuer si sofferma anche
sul concetto di noia, che è il momento in cui il desiderio viene meno. A questo
proposito sostiene: “la vita è come un pendolo che oscilla fra dolore e noia,
passando per l’intervallo fugace di piacere e gioia”. La visione di
Schopenhauer per cui tutta la vita dell’uomo è dominata dal dolore, è
conosciuta come sofferenza universale; infatti il dolore riguarda tutte le
creature, ma in particolare l’uomo, poiché conosce ed è consapevole. Non a caso
sostiene che il fine della natura sia proprio quello di perpetuare dolore e
sofferenza.
“ La vita è
come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia,
passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia” .
Arthur Schopenhauer
Questa celebre citazione del grande filosofo del 1800
Arthur Schopenhauer è la manifestazione
più sintetica dell’ interpretazione della vita del pensatore stesso. Schopenhauer riteneva infatti che la vita
dell’uomo non fosse altro che sogno, parvenza, illusione determinata dalla
mediazione del “velo di Maya”, concetto astratto al quale il filosofo
attribuisce la facoltà di far si che l’uomo colga la realtà fenomenica ma non
la vera essenza dell’essere.
Schopenhauer parla di tre sentimenti alla base della vita dell’uomo: il
dolore, il piacere e la noia . Il dolore è l’aspetto che predomina nell’uomo ed
è determinato dall’insaziabilità dei molti desideri; il piacere, inteso come
godimento prettamente fisico e come gioia psichica, è la cessazione momentanea
dello stato di tensione provocato dal dolore ; infine la noia non è altro che
una conseguenza della falsa cessazione del dolore che il piacere provoca, che fa cadere l’uomo in un baratro di impossibilità, creando in
lui nostalgia per quello che non c’è mai stato.
Arianna Corazza 5ap